INQUINAMENTO
URBANO
Nelle
otto maggiori citta' italiane l'inquinamento atmosferico urbano è
stato responsabile nell'anno 2000 di 3.472 decessi, 4.597 ricoveri
ospedalieri, decine di migliaia di casi di disturbi bronchiali e
asmatici ogni anno, 10 morti al giorno per smog. I dati, che
vennero discussi da Legambiente e Oms nel corso di un seminario su
"Inquinamento urbano e salute in Italia e in Europa:
dall'evidenza dei dati all'urgenza delle politiche", appaiono
drammaticamente gravi. Lo studio del Centro Europeo Ambiente e
Salute dell'Oms mette infatti in evidenza l'impatto sulla salute
dei cittadini delle alte concentrazioni di inquinanti nell'aria
delle città italiane calcolando le morti, i ricoveri ospedalieri
ed i casi di malattia imputabili alle concentrazioni medie di PM10
(la frazione respirabile delle polveri che grazie al piccolo
diametro può arrivare sino alle vie più profonde portandosi
dietro sostanze altamente inquinanti e spesso cancerogene come il
benzoapirene.
L'attuale
normativa europea che si pone così all'avanguardia in Italia e in
Europa, stabilisce provvedimenti di limitazione della circolazione
quando il limite di attenzione di 50 microgrammi per metro cubo di
polveri giornalieri viene superato per più giorni di seguito, e
il blocco totale della circolazione in caso di superamento del
livello di allarme pari a 100 microgrammi per metro cubo.
Per
quanto riguarda la media annuale, invece, la normativa europea
fissa un limite di 40 microgrammi per metrocubo che si prevede di
portare ad uno standard (entro il 2010) di 20m g/m3. L'impatto
dell'inquinamento da PM10 sulla salute dei residenti stimato nelle
8 maggiori città italiane, ha rivelato che nella popolazione di
oltre trenta anni, il 4.7% di tutti i decessi osservati nel 1998,
pari a 3.472 casi, è attribuibile al PM10 in eccesso di 30m g/m3.
Se ne desume che riducendo il PM10 ad una media di 30m g/m3 si
potrebbero prevenire circa 3.500 morti all'anno soltanto nelle
otto città più grandi. Si aggiungono inoltre stime di migliaia
di ricoveri per cause respiratorie e cardiovascolari, e decine di
migliaia di casi di bronchite acuta e asma fra i bambini al di
sotto dei quindici anni, che potrebbero essere evitati riducendo
le concentrazioni medie di PM10 a 30m g/m3. "La salute
pubblica va salvaguardata con ogni mezzo, dichiarò durante il
convegno il presidente uscente nazionale di Legambiente Ermete
Realacci, "Amministratori e sindaci dovrebbero impegnarsi in
maniera decisiva affinché quello dell'inquinamento non sia più
il principale male delle nostre città.
Migliorare
la mobilità, rendere più veloci i percorsi degli autobus
proteggendo le corsie preferenziali, sostenere l'uso di mezzi
alternativi: dal car-sharing all'auto in multiproprietà, fino
alla sperimentazione di veicoli alimentati con tecnologie più
moderne e ecocompatibili, sono tutti possibili interventi per
contenere l'inquinamento atmosferico e per ottenere importanti
ricadute in termini di salute e di costi sociali. In merito si
potrebbe dare la parola ai cittadini con i referendum consultivi
in tema di traffico e mobilità".
"I
nostri dati", spiegava Roberto Bertollini, direttore del
Centro Europeo Ambiente e Salute dell'OMS, "dimostrano la
gravità dell'inquinamento atmosferico nelle città italiane.
Questo studio non considera che una parte del problema (alcuni
effetti delle polveri fini) e fornisce verosimilmente una
sottostima, ma è ormai evidente che migliaia di cittadini
italiani di tutte le età che vivono nelle grandi città si
ammalano e muoiono a causa dell'inquinamento urbano che si somma e
moltiplica gli effetti di altri fattori di rischio per la salute.
Decine
di migliaia di attacchi d'asma e casi di bronchite acuta nei
bambini sono evitabili. E sfortunatamente il problema è condiviso
dalle città italiane con altre metropoli europee, come dimostrato
da un recente studio pubblicato sulla prestigiosa rivista Lancet
ed effettuato con la stessa metodologia da noi impiegata in
Italia.
Occorre
promuovere politiche di contenimento delle emissioni che
coinvolgano i cittadini, e che mirino ad una effettiva e duratura
riduzione dell'inquinamento atmosferico che nelle città italiane
è principalmente e per gran parte dell'anno associato al traffico
veicolare".
I
benefici potenzialmente raggiungibili dipendono naturalmente da
quanto si riducono le concentrazioni. Con abbassamenti più o meno
accentuati, i benefici sarebbero in proporzione.
Ad
esempio per la mortalità (ma analoghe considerazioni valgono per
tutti gli esiti sanitari) riducendo l'inquinamento a 40m g/m_
sarebbe possibile evitare circa 2000 morti; riducendolo a 30m g/m_
sarebbe possibile evitarne circa 3500; riducendo l'inquinamento a
20m g/m_ sarebbe possibile evitare circa 5500 morti. Uno studio
condotto nel
2000 in
Austria, Francia e Svizzera sui costi sanitari dell'inquinamento
atmosferico ha evidenziato che il numero dei casi di bronchite
acuta nei bambini attribuibili all'inquinamento atmosferico (PM10
in totale) sono ben 543.300, di cui 300.000 dovuti proprio allo
smog generato dal traffico veicolare.
Dei
37.800 ricoveri ospedalieri determinati dall'inquinamento
atmosferico, ben 25.000 sono dovuti ai veleni prodotti dal
traffico, così come 162.000 casi di attacchi di asma nei bambini
(sul totale di 300.900).
Su
30.5 milioni di giorni lavorativi ridotti a causa di malattie
respiratorie, ben 16 milioni sono generati dall'inquinamento da
traffico, mentre per la mortalità nei tre paesi, lo studio
fornisce oltre 40.500 casi di cui 21.000 attribuibili sempre allo
smog da traffico. Nei tre Paesi l'inquinamento atmosferico
riconducibile al traffico veicolare produce costi per 27 miliardi
di Euro l'anno, pari a 360 Euro pro capite.
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